La tensione tra India e Pakistan ha raggiunto livelli critici dopo l’attacco terroristico del 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir indiano, che ha causato la morte di 26 civili, tra cui turisti indiani e un cittadino nepalese. Il gruppo The Resistance Front, affiliato a Lashkar-e-Taiba, ha rivendicato l’attentato. In risposta, l’India ha lanciato l’“Operazione Sindoor” il 7 maggio, colpendo nove obiettivi in Pakistan e nel Kashmir amministrato dal Pakistan, utilizzando missili SCALP e bombe AASM Hammer sganciate da caccia Rafale. Secondo fonti indiane, l’operazione ha eliminato oltre 70 terroristi.
di Beatrice Giordo
Il Pakistan ha denunciato l’attacco come un atto di guerra, sostenendo che ha causato la morte di almeno 31 civili e il ferimento di altri 57. In risposta, ha abbattuto cinque aerei indiani e diversi droni, intensificando gli scontri lungo la Linea di Controllo. Entrambe le nazioni hanno riportato vittime civili nei reciproci territori.
Il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, ha dichiarato che l’India risponderà con fermezza a qualsiasi ulteriore provocazione, mentre il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha autorizzato “azioni corrispondenti” per difendere la sovranità del paese. Nel frattempo, la comunità internazionale, inclusi Stati Uniti, Cina, Russia e Regno Unito, ha espresso preoccupazione e ha esortato entrambe le parti alla de-escalation e al dialogo.
L’escalation ha avuto ripercussioni anche sull’economia pakistana, già fragile, con mercati instabili e rischi per gli aiuti finanziari internazionali. La crisi attuale rappresenta il peggior confronto tra le due potenze nucleari dal 2019, aumentando il timore di un conflitto su larga scala.
Last modified: Maggio 8, 2025